Francesca La Spina presenta il suo libro “Come in Terra così in Cielo”
intervista di Massimiliano Spinella a Francesca La Spina

“Come in Terra così in Cielo” è un libro che parte dal cuore di Roma, dal quartiere Testaccio, ma poi arriva ovunque: nella memoria, nella ferita, nella rinascita di una donna che, come questo quartiere, è caduta cento volte… e cento volte si è rialzata.
Parla di un tempo che molti ricordano e che tanti, invece, non hanno mai conosciuto:
il Testaccio dei cortili, delle voci che si sentivano da finestra a finestra, dei sogni piccoli e dei dolori grandi.
Ma soprattutto parla di lei.
Di una bambina cresciuta in mezzo a quei vicoli, che oggi è una donna di cinquant’anni — attrice, autrice, madre — e che a un certo punto ha deciso di scrivere non per raccontare… ma per restare viva.
E quando qualcuno scrive per restare vivo, non può mentire.

Ecco perché questo libro ha colpito così tanto: perché dentro non c’è finzione, c’è vita vera — quella che brucia e che salva.

Il libro è già andato sold-out alla prima uscita, e Lei a Piazza Testaccio, che è casa sua, torna a parlarne.
Perché questo libro fa conoscere il Testaccio di un tempo anche a chi non l’ha mai visto.
Lo fa respirare, lo fa sentire.
Rende viva una memoria collettiva che rischiava di sparire.
Parliamo di Francesca La Spina, che in occasione dell’ Ottobrata Testaccina la scorsa settimana è stata intervistata sul palco dal nostro Direttore ed Editore Massimiliano Spinella.
Francesca, da cosa sei mossa e perché hai deciso di scrivere un libro? “La motivazione è cambiata mentre procedevo a scrivere. Avevo dei genitori che leggevano molto e ricordo che io da bambina aprendo un cassetto trovai un libro, Le mie prigioni, che mi appassionò. L’unica mia distrazione da bambina era scrivere in camera, era un modo anche per sfogarsi. Ho sempre cercato uno strumento magico che mi cambiasse la vita, tante attività, corsi, ma alla fine ho capito che anche nei momenti difficili sono riuscita a dare amore a una persona, nella quale mi sono riflessa ed è accaduto un miracolo in un momento in cui non ero presente tre anni fa. Un miracolo così grande che ho capito che lo strumento magico che cercavo all’esterno per cambiare la mia vita è in realtà dentro di noi. Ho capito così che era arrivato il momento di scrivere un libro. Non è stato più uno sfogo ma una cura per me. Ho anche perdonato di più me stessa e chi mi era stato vicino, scrivendo”

Molto particolare è la scelta del titolo “Come in Terra così in Cielo”, che è il contrario della preghiera cristiana “Padre Nostro”
FRANCESCA: “L’idea del titolo nasce da momenti vissuti.Un giorno persi l’apparecchio per i denti, presi tante botte da mio padre che mi ruppi una gamba. In quel momento diedi la colpa a Gesù che non me lo fece ritrovare e mi avvicinai ad altre religioni. In realtà ho capito che quando noi cambiamo dentro è lì che cambiano gli eventi della nostra vita.“
C’è una frase sulla copertina: “Le persone che rifiuti diventano le persone che la vita ti rimanda.”
Aprendo il libro si scopre che hai dedicato al prologo questo argomento. C’è anche un capitolo dedicato a tuo padre. Ma qualcosa che mi ha colpito molto è il gioco che facevi da bambina.
È un’immagine che resta: una bambina, chiusa nella sua stanza, di notte, mentre tutti dormivano, davanti allo specchio che inizia a recitare dei drammi, come se già allora qualcosa la chiamasse verso la recitazione… o forse verso il teatro.
Vuoi raccontarcelo?
FRANCESCA: “Da bambina invece di giocare con le bambole giocavo con le amiche, poi mi bloccavo e andavo a giocare davanti allo specchio recitando la parte della vedova. Fino quando non ho raggiunto la punta massima del dolore, presi un bambolotto e impersonai la mamma che aveva perso un figlio. Poi all’improvviso dissi “un figlio no”. Interruppi quel gioco e così nella mia vita dopo tanti anni è arrivata un’esperienza che mi ha ricordato quegli attimi“
È il tuo primo libro?
FRANCESCA: “Sì… il primo! Ma solo un inizio, ho preparato già il seguito…“
Per concludere, ho letto alcune recensioni recenti al tuo libro.
Alcune di esse sono state molto profonde quanto il libro stesso.
Tanti hanno scritto di aver risentito gli odori, di aver pianto, di aver riso…
Altri hanno detto di essersi dovuti fermare, perché il dolore che attraversavi tu diventava anche il loro.
Insomma, non è un libro che si legge e si chiude: è un libro che resta addosso.»
FRANCESCA: «Sì, e questo mi ha fatto capire una cosa…
che io, scrivendolo, ho fatto un viaggio.
E nello stesso tempo, l’hanno fatto anche loro.
Non sono riuscita solo a farglielo leggere — sono riuscita a farglielo vivere.
Il libro non l’hanno letto: l’hanno vissuto insieme a me.
Hanno sentito quello che accadeva, come se ci fossero dentro.»
In bocca al lupo a Francesca La Spina per questa sua prima esperienza da scrittrice, che possa essere preludio a nuove esperienze letterarie.
